LA VERA STORIA DELLA MIA “CACCIATA” DA SDL CENTROSTUDI

Gli argomenti di questo articolo

Premetto subito che tutto quello che scrivo in questo post è supportato da documenti e testimonianze, riportate oltretutto nelle varie denunce fatte sia civili che penali,  e quindi che tutto quello che è stato raccontato e scritto su questa vicenda e che si discosta da quello che leggerete di seguito è palesemente falso.

Due anni fa, proprio di questi giorni io, mia moglie Maria Sole ed altri 8 tra i massimi dirigenti di SDL Centrostudi, siamo stati cacciati con disonore dall’azienda a cui negli anni precedenti avevamo dato cuore e anima portandola ad essere leader indiscusso del settore.

Facciamo un passettino indietro. E’ il  2010 e io lavoro a Milano. Una mattina, mi ricordo come fosse ora, Maria Sole mi chiama dicendomi che è stata invitata a un colloquio da un avvocato di Brescia che deve presentarle una nuova opportunità.

Noi stiamo bene in questo periodo, anche se usciamo malconci da un’esperienza precedente che mi è costata l’accusa di essere ladro e delinquente, e questo solo per essermi fidato di persone che poi mi hanno girato le spalle quando serviva difendermi e dire la verità.

Ma tant’è. Coscienza pulita e consapevoli della nostra forza ci tiriamo in piedi e iniziamo a produrre risultati. Come sempre.

Non sono granché entusiasta della cosa, perché tutto quello che odora di reti di vendita, network e finanza mi è andato per traverso e ne ho la nausea.

Maria Sole va al colloquio e il venerdì successivo. Il 15 ottobre siamo a Mazzano in provincia di Brescia ad assistere alla presentazione di questa nuova azienda.

Le prime parole che Serafino Di Loreto mi dice sono: “tu dovrai costruire SDL 2 a Treviso ed espanderla in tutto il Triveneto”.

Entusiasti delle parole che escono dalla bocca di quello che noi crediamo essere un avvocato, la settimana successiva partecipiamo ad una nuova giornata formativa e poi sottoscriviamo il contratto, sicuri che quello sarà il nostro futuro.

Partiamo con euforia e cerchiamo di farci dare i documenti per fare le preanalisi gratuite, per verificare se nei conti correnti degli imprenditori ci sono anomalie quali l’usura o l’anatocismo. Ci vogliono 4 mesi per vedere la prima e quindi la nostra euforia si è un po’ spenta.

Continuiamo a fare il nostro lavoro e partecipiamo comunque alle serate di formazione che si tengono dentro a un capannone arrugginito. Proviamo a divulgare il “verbo” e piano piano le cose sembrano prendere la strada giusta.

Ho sempre nella testa le parole di Di Loreto: “tu devi creare SDL 2 a Treviso ed espanderla in tutto il Triveneto”.

E così inizio a invitare miei conoscenti ed ex colleghi a conoscere questa opportunità.

Nel 2012 inizio a tenere io le presentazioni direttamente qui a Treviso. L’obiettivo sta prendendo forma.

L’allora Direttore Commerciale mi mette però in allarme: lui non è contento della situazione e tenta di spiegarmi chi sono veramente Serafino Di Loreto e Stefano Pigolotti.

Prendo la macchina e vado a Brescia nello studio di Di Loreto, e le mie parole sono queste: “Nino, guardami negli occhi. Ho quasi 50 anni e quasi 3 figli. Non posso più permettermi di sbagliare. Posso fidarmi di te e metterci l’anima in questa azienda?”

Credo a quello che mi dice e parto in quarta. Creo una struttura importante e nel 2013 divento nello stesso anno prima RA e poi DA, Direttore Aziendale: massimo  livello in carriera. Siamo solo in 8 ad avere questo ruolo su migliaia di agenti.

Nel 2014 la stessa scalata la fa Maria Sole e così entrambi facciamo parte della dirigenza dell’azienda, insieme ad altri 20.

La mia struttura cresce e supera le 1500 persone. Abbiamo la produzione pro-capite più alta d’Italia.

All’inizio del 2015 alcune scelte aziendali, improntate allo sviluppo attraverso il concetto molto spinto di network marketing, mi fanno molto pensare. Ne parlo con Di Loreto convinto che il rapporto che si è creato sia da parte di entrambi improntato nella sincerità e nella trasparenza. Sono un povero illuso.

Iniziano ad arrivare notizie preoccupanti dai tribunali e un blog aperto da una cliente delusa inizia a scoprire gli altarini.

Deborah Betti scrive accuse pensanti nel suo blog  www.deborahbetti.it, e io, aziendalista convinto, arrivo anche a litigare con lei.

Ma le cose cominciano a cambiare anche in azienda. I bonus che vinciamo ci vengono negati (stiamo parlano di decine di migliaia di euro) e la tensione sale nei corridoi di Mazzano.

Il rapporto tra i due soci è in evidente crisi. Gli avvocati dimostrano i loro limiti e anche Di Loreto viene smascherato: ha passato l’esame di avvocato in Spagna e quindi è abogado mentre lui continua a fregiarsi del titolo di avvocato promettendo querele a chi afferma il contrario.

Iniziano ad arrivare le prime risposte dai tribunali, purtroppo molto negative per i nostri clienti.

A maggio di quell’anno, durante un corso di formazione, si crea tra un gruppetto di noi un feeling particolare che continua anche successivamente attraverso una chat di WathsApp. Siamo in 10 sparsi in tutta Italia, da Roma, Frosinone, Cesena, Perugia, Pesaro, Treviso.

Cominciamo a discutere della situazione e cerchiamo di dare un contributo per poterla migliorare o evitare che il futuro che noi vediamo diventi triste realtà.

Pensiamo che la lealtà e la correttezza sempre dimostrata nei confronti della società, dei colleghi e dei clienti, sia tenuta in considerazione dalla direzione affinché le nostre proposte siano almeno valutate e discusse.

Chiediamo udienza a Di Loreto a cui ci sentiamo molto legati, e ci mettiamo in testa di spiegargli quali potrebbero essere le soluzioni per uscire da una crisi ancora non evidente ai più, ma inevitabile ai nostri occhi.

Passiamo una domenica di metà luglio nella sua splendida villa. Noi a spiegare che così non si può andare avanti, lui a spiegarci che da lì a poco sarebbe diventato Presidente di Consiglio. Lo giuro non è uno scherzo.

A fine agosto durante un altro corso di formazione nasce l’idea di unirsi e creare una società per poter integrare i servizi di SDL con qualcos’altro in grado di integrare gli incassi mensili che con il passare dei mesi diventano sempre più bassi.

A ottobre la società prende forma e anche il prodotto da vendere: una piattaforma che aiuta le aziende ad avere visibilità nei Paesi del Bric. A noi sembra una bella idea anche da affiancare alle perizie di SDL. Ci sembra un prodotto ottimo per aprire i portoni delle aziende i cui titolari ormai, al solo sentire parlare di preanalisi gratis, di perizie e soprattutto di SDL, ci sbattono il telefono in faccia.

Nulla di concorrenziale, anzi una bella idea, giudicata tale anche dal neo Presidente, ex magistrato juventino Piero Calabrò.

Informiamo Di Loreto, gli spieghiamo il nostro progetto e le nostre intenzioni che sono in primis quelle di non fare assolutamente concorrenza alla sua azienda. Anzi.

Settimana dopo, proprio di questi giorni, organizziamo le riunioni di presentazione in cui invitiamo alcuni nostri collaboratori, un numero infinitesimale rispetto a quelli che ho in struttura. La maggior parte di loro ha smesso da tempo di promuovere SDL e vedo questa come un’occasione di riattivazione. Alcuni mi hanno chiesto esplicitamente di dare loro un’altra opportunità.

All’interno di questi uno in particolare era stato inserito da Di Loreto per fare la spia.

Dopo la prima giornata a Treviso, iniziano i problemi. Da SDL partono telefonate minatorie, convocazioni in Sede, minacce poco velate ai partecipanti.

Collaboratori che non rispondono più al telefono e che addirittura bloccano i nostri numeri, gestionali bloccati senza preavviso e impossibilità di lavorare.

Il giorno successivo a Pesaro è l’apoteosi. Uno dei supervisori di direzione viene mandato da Di Loreto nell’albergo dove teniamo la riunione a minacciare i presenti di immediate ritorsioni se non si fossero allontanati da noi.

Telefonate concitate a Di Loreto e Calabrò che mi chiama promettendo che lo stalkeraggio (parole sue)  a cui siamo sottoposti  finirà a patto che io faccia una dichiarazione ai miei colleghi sulla mia assoluta volontà di continuare il rapporto con SDL Centrostudi. Avrebbe dovuto essere una mail inviata ai miei colleghi DA ed RA e invece il Presidente la gira a tutta la rete (50.000 persone).

Nel frattempo, grazie alla spia, la cui intelligenza abbiamo prova essere molto limitata, i collaboratori che erano presenti a Treviso vengono minacciati e costretti a disdire il contratto sottoscritto con noi. Inoltre firmano dichiarazioni fotocopiate in cui ci accusano di concorrenza nei confronti di SDL. Tutti i presenti tranne lui, la spia. Sgamato in 10 minuti.

Ore e giorni concitati. Il 23 andiamo a Mazzano in riunione DA-RA e il Presidente senza tanti giri di parole comunica a tutti che dobbiamo lavorare solo per SDL. Mi permetto di dire che il contratto sottoscritto ci permette di procacciare clienti per qualsiasi azienda, senza limiti, se non quello di non fare concorrenza.

Mi promette che a Natale mi invierà gli auguri con il bilancio di SDL per farmi capire che senza di me le cose andranno ancora meglio. Gli auguri non sono mai arrivati e nemmeno il bilancio, ma quello è pubblico e non mi pare che le cose vadano poi così bene. Certamente non per colpa mia. Non mi voglio prendere meriti che non ho.

Dopo la riunione ci convoca nel suo ufficio. Gli spieghiamo per l’ennesima volta che non è nostra intenzione fare concorrenza e siamo anche disposti a metterglielo per iscritto come lui ci chiede.

Torniamo a casa e il giorno dopo mi manda la dichiarazione che dovevamo sottoscrivere. Ci ha aggiunto una condizione: vuole l’elenco dei collaboratori che hanno firmato il contratto anche con noi.

Ci rifiutiamo perché si tratta di una chiara e palese violazione della privacy e non vogliamo rogne. Mi telefona e minaccia di cacciarmi. Io non cedo.

La sera stessa il meeting viene tenuto da Di Loreto in persona che viene a Treviso, da Mazzano, con urgenza.

Due ore di velate, ma neanche tanto, intimidazioni nei confronti dei presenti. Tutti se ne chiedono il perché visto che nulla presagiva da parte mia qualsivoglia attività in concorrenza. Durante il meeting, il buon Filisetti braccio destro di Di Loreto e braccio destro di tutti quelli che hanno bisogno di un braccio!, tenta per due ore di convincermi a cambiare idea, di abbandonare l’idea della società, di lasciare per strada i miei soci.

Lo fa prima promettendomi lauti compensi e cariche importanti, poi minacciandomi tirando fuori per la prima volta la possibilità di usare la mia vicenda con la Consob per screditarmi. Vicenda che risale a 6 anni prima, per la quale mi sono sempre preso le mie responsabilità, e per la quale ho pagato quello che dovevo pagare in termini economici ma soprattutto morali. Vicenda già da anni a conoscenza della Direzione di SDL Centrostudi e discussa in Consiglio di Amministrazione ogni volta che c’era da valutare un mio avanzamento di carriera.

Siamo a giovedì. Nel pomeriggio è convocato il Consiglio di Amministrazione che deve deliberare il nostro allontanamento, come promesso dal Presidente.

In mattinata mi chiama Di Loreto. E’ stata l’ultima telefonata tra me e lui.

Prima tenta con le buone di farmi andare a Mazzano per convincermi a desistere. Poi passa alle promesse. Fare promesse è sempre stata una cosa in cui eccelle. A mantenerle è un po’ meno bravo, anzi non ne mantiene una. Anzi no, una l’ha mantenuta: “se non cambi idea tiro fuori la tua vicenda con la Consob così ti sputtano con tutta la rete e avrai un sacco di casini qualsiasi lavoro tu voglia fare”.

Io ho la coscienza a posto e la mia fermezza nel proseguire nel progetto creato con gli altri colleghi, pur conscio delle conseguenze, viene ribadita in quella telefonata.

Di Loreto mantiene la sua promessa. Il giorno dopo arriva a tutta la rete, commercialisti e avvocati compresi (50.000 persone), una comunicazione del tenore altamente diffamatorio in cui si attribuisce alla mia vicenda con la Consob la causa principale del mio allontanamento.

Inutile dire i problemi che quella lettera mi ha creato e che continua a crearmi. Ma come dicono i vecchi “male non fare, paura non avere” e saranno i giudici a decidere se e come verrò risarcito. Io le querele le ho fatte.

E’ scontato che le provvigioni del mese appena trascorso non ci vengono pagate come pure non viene pagato a nessuno dei 10 espulsi un euro delle varie indennità previste dalla legge.

I nostri avvocati inviano le Pec con le richieste e Calabrò con la scusa di trovare un accordo ci convoca a Mazzano. L’incontro dura 3 minuti. Vuole che facciamo quello che dice lui. Ma sono due mesi che ci ha sbattuto fuori.

Con arroganza e maleducazione si alza e ci lascia lì nella stanza basiti a guardarci in faccia. Anche la sua segretaria mostra evidenti segni di vergogna.

Da allora in ogni occasione il caro Presidente, ex giudice juventino non perde l’occasione per confermare che la mia cacciata è dovuta alla scoperta improvvisa della mia vicenda con la Consob: mente sapendo di mentire.

E gli altri nove? E tutti quelli che sono usciti successivamente? Tutti delinquenti?

Una delle loro segretarie di direzione si è beccata due anni di reclusione per truffa assicurativa; la famosa spia in tempi passati ha trascorso un po’ di mesi in galera per spaccio di stupefacenti; uno dei nuovi pupilli di Di Loreto, un mio ex collaboratore, si è fatto recentemente un mesetto nelle galere croate per riciclaggio. Nessuno di loro è stato cacciato. Come mai signor Presidente?

Evidentemente la legge è uguale per tutti ma per qualcuno è più uguale!

E poi ci sono le notizie degli ultimi giorni di cui non ho avuto il piacere di leggere un suo puntuale commento sig. Presidente.

Nei mesi scorsi si è concluso il primo processo, e uno dei dieci cacciati ha avuto una sentenza favorevole. SDL è stata condannata a risarcire 130.000 € (centotrentamila!). Le altre sono in corso.

Il tempo è galantuomo e con me lo è già stato. E lo sarà anche in futuro.

 

Buona Vita!

Gianmario Bertollo

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