SASSOLINI NELLE SCARPE SULLA RIVA DEL FIUME

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Quello che è successo nei mesi successivi alla mia uscita da SDL è stato veramente incredibile e, per il mio carattere, inaccettabile.

Mia moglie mi accusa sempre di essere troppo buono e dice che molti dei miei guai sono dovuti proprio a questo lato del mio temperamento.

Diciamo che se applico gli insegnamenti del mio maestro, uno dei miei ologrammi predominanti è senz’altro quello denominato “affetto”. Do per scontate delle cose che pensavo fossero naturali e dovrebbero essere insite in qualunque persona di buon senso. Ma ahimè, ho scoperto che invece non è proprio così.

Molti mi consigliarono di sedermi sulla riva del fiume e aspettare i cadaveri che prima o poi sarebbero passati. Non è una gran bella immagine anche perché la morte non si augura a nessuno, ma proprio nessuno. Ho preferito aspettare in riva al fiume per togliermi un po’ di sassolini dalle scarpe, consapevole fin da subito che sarebbe arrivato il momento.

Farò degli esempi di come si sono comportati miei collaboratori e colleghi dopo “l’infame cacciata”. Non farò nomi, continuo ad essere troppo buono e non mi interessa fare del male a qualcuno. Ma, analizzando il comportamento delle persone, voglio solo far capire a quegli sprovveduti come il sottoscritto, che se si aspettano un minimo di gratitudine dopo aver dato tanto, è meglio che capiscano fin da subito che sbagliano.

Quando è terminata la mia avventura in quella azienda, avevo una struttura di 1600 collaboratori sparsi in tutto il Triveneto e in tutta la Sardegna con qualche presenza in Lazio. Una struttura molto importante che produceva, ancora a quei tempi, svariate migliaia di euro di provvigioni, soldi che fanno certamente comodo in tasca a chiunque, ma che, per come sono fatto io, non possono essere certamente merce di scambio con la dignità personale e la serenità famigliare.

Certamente per qualcun altro non è così.

Infatti uno dei miei collaboratori più vecchi, già con me in un’altra realtà, dove anche lì aveva dimostrato la sua indole subdola non esitando un istante a pugnalarmi le spalle, si è comportato allo stesso modo qui, dopo avermi chiesto di poter far parte della nuova azienda che stavo creando.

Per un anno mi prende in giro firmando il contratto di collaborazione e poi stracciandolo. Poi mi chiama dicendo che anche lui è stato cacciato da SDL e mi chiede di poter lavorare con me. Tento di farmi violenza e rifiutare ma alla fine lo accetto all’interno del gruppo. Lui cosa fa? Si rifiuta di fare una foto di gruppo per paura di finire sui social e sparisce.

Da un anno non lo vedo. Lui che si definiva mio amico, mio fratello e che io ho sempre difeso da tutti quelli che lo deridevano e attaccavano per il suo fare a dir poco viscido. Perché aveva paura di farsi vedere con me?

Mette ancora like sulla pagina Facebook di Di Loreto che fa le sedute esoteriche.  Dignità è una parola che non esiste nel vocabolario di questa persona che non ha esitato a schierarsi con quello che pensava  il più forte solo per qualche centinaia di euro mensili, forse sperando di “ereditare” la mia struttura.

Struttura che invece è stata regalata ad un altro bel soggetto. Una donna con la quale fino al giorno prima avevo collaborato sempre in maniera trasparente e sincera, scoprendo poi che invece lei non aveva fatto altrettanto, avendo iniziato a preparare la successione molti mesi prima intessendo rapporti molto stretti, a volte non solo lavorativi, con alcuni miei collaboratori.

Non faceva parte della mia struttura, era una mia parigrado e nel network dovrebbe essere considerata una concorrente. Ma io del network non ho mai capito nulla e mi comportavo con lei come se fosse una mia collega, una mia alleata.

Nei frequenti viaggi a Brescia fatti insieme per partecipare alle riunioni del Board ci siamo scambiati più volte opinioni riguardanti la società e la sua organizzazione, e molte volte ero io che dicevo a lei di calmarsi vista la sua negatività nei confronti di SDL e dei suoi titolari alla luce anche dei seri problemi che aveva con i clienti che iniziavano a perdere le cause.

Era spesso infuriata, ma ereditare una struttura di centinaia e centinaia i collaboratori che producevano ancora qualche migliaio di euro al mese, le ha fatto presto cambiare idea e interrompere di colpo qualsiasi rapporto con il sottoscritto accusandolo anche di “sputare nel piatto dove avevo mangiato”. Proprio lei che ci sputava finché ci stava addirittura mangiando!

E qui arriva il più bello di tutti. Quello che la sera stessa della mia cacciata mi scrive un sms che dice:” Ciao Capo… te l’avevo già detto. E’ grazie a te se ho avuto lo stimolo di andare avanti e diventare migliore nell’attività. Davvero grazie! Ti ho osservato e imitato… e il risultato è arrivato. Sebbene sia ancora anni luce lontano da te. Grazie Gianmario. Mi dispiace e ti faccio i miei migliori auguri. Un abbraccio.

E dal giorno dopo inizia a denigrarmi, insultarmi, prevedere il mio fallimento. Lui, dall’alto delle sue evidenti conoscenze di economia e marketing, in pubblico, su Facebook, aveva previsto che da lì a pochi mesi la STEPS (“piedini” come la chiamava lui deridendomi) avrebbe venduto pannolini e assorbenti.

Lui che si è permesso di dare della “donna di facili costumi” a mia moglie mentre sta insieme con … … “censurato”

Lui che ha venduto ai miei clienti perizie che io mi ero rifiutato di vendere, lui che evitava di dire ai clienti che avrebbero avuto anche delle spese legali “altrimenti nessuno avrebbe comprato le perizie”.

Lui che domenica scorsa era tra i 500 imprenditori che hanno assistito alla nostra presentazione dal palco del più importante evento sulle vendite e sul marketing e ha dovuto assistere all’apoteosi del nostro successo, lui che aveva previsto e cercato in tutti i modi di agevolare il nostro fallimento. Mi ha fatto quasi pena.

E che dire di padre e figlia che alcuni giorni prima della presentazione della nostra nuova iniziativa sono venuti in ufficio da me a supplicarmi di creare loro delle opportunità di guadagno perché non riuscivano, con SDL, a guadagnare abbastanza per vivere?

Decido quindi, visto anche il rapporto che ci legava, di invitarli alla presentazione che si sarebbe svolta da li a pochi giorni. Preciso però che pochi giorni prima, mettendoci io la faccia con Di Loreto, avevo risolto loro un grossissimo problema che avevano avuto con un loro cliente.

Vengono alla presentazione, sottoscrivono entusiasti il contratto. Il giorno dopo arriva la raccomandata di disdetta e da li in poi iniziano ad insultarmi e a denigrarmi. Bloccano il mio numero di telefono e tolgono l’amicizia in Facebook. Leggo spesso la chat “privata” fra i manager del mio ex gruppo e ho potuto constatare le definizioni che mi hanno rivolto. Mi farebbero ridere se non conoscessi a fondo la loro condizione famigliare ed economica…. che invece fa piangere.

Non parlo più di tanto del super mega manager che si è fatto un mesetto di galera in Croazia quest’estate e che Calabrò, dall’alto della sua etica, lascia al suo posto, ennesima prova evidente che io non sono stato cacciato per il mio passato ma per il mio presente. Non parlo perché mi deve dei soldi e quindi sarà il giudice a parlargli per mio conto. Mi dispiace solo che, sempre per colpa del mio maledetto carattere, gli ho presentato dei clienti che si sono fidati di lui. E li ho messi nei guai.

Poi ci sono le “figure minori” come la bionda che va dai clienti vestita come le signore che di notte fanno un altro lavoro lungo le strade, oppure il nonnino piccolino e incarognito, raccontatore seriale di palle, o l’architetta che pianta la sua famiglia per mettersi con il pozzo di intelligenza che Di Loreto ha scelto come agente segreto da infiltrare nel mio gruppo. E molti altri che messi insieme non arrivano a guadagnare tanto quanto l’ultimo dei miei collaboratori.

E veniamo ai miei colleghi. Quelli che si definivano miei amici. Quelli che mi chiamavano fratello. Quelli che in privato mi inviano messaggi lamentandosi della situazione e che poi non si indignano quando Di Loreto espone la mia sagoma vestita da galeotto in una riunione aziendale insultandomi e denigrandomi per un giorno intero.

Ma non vi vergognate nemmeno un po’ ad essere ancora là? Ma non vi vergognate a telefonarmi ora e chiedermi di poter venire a firmare il contratto con la mia azienda?

Ma cosa sperate dal futuro? Sperate un giorno di svegliarvi e scoprire che tutto è stato solo un brutto sogno? Datevi una letta al bilancio dell’azienda per cui lavorate, soprattutto dalla pagina 53 in poi e capirete tanto.  Mi dispiace per voi, non è un brutto sogno, è una grande e orrenda realtà e se a voi sta bene così non potete che esserne definiti complici.

Buona vita!

Gianmario

P.S. Continua a seguirmi, ho tante altre verità da raccontare…

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